Il sistema politico spagnolo è una monarchia costituzionale. Il re ha un ruolo di rappresentanza e di garanzia di unità dello Stato e della democrazia della Spagna.
Il mutamento del sistema politico spagnolo
Il sistema politico spagnolo ha dovuto subire enormi mutamenti per arrivare definitivamente alla condizione di Monarchia ereditaria parlamentare. Dapprima Monarchia Assoluta, poi nei primi anni del novecento Repubblica laica, fino alla sanguinosa guerra civile che portò la dittatura di Franco.
Il tipo di Monarchia che vige oggi nel Regno di Spagna stabilisce che ci sia la presenza di un re avente solamente un ruolo di rappresentanza, di garante della democrazia e dell’unità del paese. Chiaramente, non essendo il re a regnare sul paese, è necessaria la presenza di un governo, tipica espressione della maggioranza parlamentare. Il re, una volta eletto il governo dal popolo, sarà colui il quale formalmente darà l’incarico al leader della maggioranza e deciderà se affidargli o meno la fiducia (insieme alle camere) nei momenti di difficoltà governative.
Il re odierno di Spagna è Felipe Juan Pablo Alfonso de Todos los Santos de Borbón y Grecia, Filippo VI di Spagna, figlio di Juan Carlos I di Spagna e della regina Sofia. Il figlio di Juan Carlos è l’ormai divenuto celebre perchè la prima volta in una casata reale, ha sposato la giornalista Letizia Ortiz.
Il Parlamento spagnolo è di tipo bicamerale (come in Italia), ma il Senato non gode di particolari poteri, così la Camera dei Deputati è quella che ha maggior importanza decisionale. Il sistema elettorale invece è di tipo proporzionale con uno sbarramento al 3%. Lo sbarramento consolida la forma almeno pratica di Bipartitismo parlamentare (nonostante i partiti siano più di due) e genera il malcontento dei piccoli partiti che per entrare nelle camere devono obbligatoriamente allearsi con i partiti maggiori. Nel senato invece vengono accolti tutti i rappresentati regionali eletti dal popolo, indistintamente dalla grandezza di tale regione.
Passiamo all’elencazione delle maggiori cariche dello stato, escludendo i Monarchi della famiglia borbonica; dopo le elezioni parlamentari del 2018, presidente del governo è Pedro Sánchez Pérez-Castejón José, Professore di Economia all’Università di Madrid.
Alle primarie del partito PSOE, Partito Socialista Operaio Spagnolo, nel maggio 2017, Sanchez, vince col 49%: viene definita una rivolta della base contro l’establishment. Sanchez è quindi confermato segretario nel Congresso del PSOE del 17 e 18 giugno.
Nel maggio 2018 Sanchez presenta una mozione di sfiducia nei confronti del capo del governo Rajoy, dopo lo scandalo che aveva coinvolto alcuni esponenti di primo piano del suo partito, il Partito popolare. La mozione di sfiducia viene approvata dal Congresso dei Deputati il 1 Giugno e automaticamente Sanchez viene designato nuovo capo del governo.
Il presidente è la maggiore carica del Partito Socialista dei Lavoratori Spagnoli (PSOE), ma nel paese ha un ruolo molto attivo il Partito Popolare (PP, di chiara matrice di Centro-Destra). Gli altri piccoli partiti che per convenienza si schierano in alleanza con questi maggiori sono: la Convergenza e l’Unione, il partito Nazionalista Basco, Partito socialista della Catalogna, Partito Socialista della Galizia, Partito Socialista della regione Galiziana, Partito socialista delle isole Baleari, Alleanza popolare (alleanza formata da tutti i piccoli partiti popolari di centro destra), il Partito Liberale e infine l’Unione del popolo di Navarra.