Sviluppo economico spagnolo: quando inizia?
Il punto di partenza dello sviluppo economico spagnolo si deve alla fine della dittatura franchista e all’apertura verso i mercati esteri. La Reconquista Economica, come la chiamano in Spagna è una delle più sorprendenti e veloci tra i paesi industrializzati del mondo. Il boom economico vero e proprio è relegato tra la fine degli anni novanta e il 2007.
Un arresto significativo alla crescita economia si è avuto nei primi mesi del 2008, come conseguenza della crisi edilizia e anche di altri settori industriali. La tendenza al ribasso si è confermata nel 2009, come una diminuzione del PIL del 3,6%.
La crisi economica spagnola iniziata nel 2009
Dalla recessione mondiale l’economia spagnola ha subito effetti disastrosi: il rapporto debito pubblico/Pil è aumentato di 30 punti tra il 2007 al 2009 arrivando al 67%, i disoccupati sono giunti a essere 4 milioni (passando dall’8% al 20,33% nel 2010).
Nel luglio del 2011, complici la pesante crisi economico e finanziaria e la speculazione che ha travolto il Paese, sono state indette elezioni anticipate vinte dal popolare Mariano Rajoy.
Mentre la disoccupazione continuava a crescere e il Pil a calare il governo Rajoy per fronteggiare la crisi mette in atto misure di forte austerità: soppressione delle tredicesime agli statali, taglio del sussidio di disoccupazione al 50% della retribuzione, aumenti dell’Iva.
La Spagna termina nel primo trimestre del 2015 si classifica come il sesto paese più indebitato della zona euro e nel 2016 il debito pubblico segna un un nuovo massimo assoluto.
Tuttavia l’economia spagnola oggi, 2018, si è ripresa al meglio: negli ultimi tre anni è cresciuta di più del 3 per cento, il tasso di crescita più alto dei paesi con l’euro moneta, e ogni anno ha creato circa 500mila posti di lavoro.
Grazie alle riforme strutturali governo Rajoy, la Spagna è riuscita a sistemare il mercato del lavoro, il sistema finanziario e ridurre il deficit.
Oggi (2017), la quota del settore delle costruzioni è la metà della cifra rappresentata prima nell’economia spagnola. Le esportazioni sono aumentate da quasi un quarto a circa un terzo dell’economia nazionale. I dati ufficiali più recenti mostrano che l’economia della nazione è di nuovo in una situazione simile a quella che aveva prima della crisi. Sembra che una delle peggiori catastrofi economiche in Europa dopo la seconda guerra mondiale sia finita. [45]
Il settore economico più importante prima della crisi erano le costruzioni con circa 1/5 del PIL, mentre oggi le esportazioni sono molto più importanti con il 33% del PIL, nel settore automobilistico le aziende spagnole sono al secondo posto dopo la Germania.
Composizione del PIL Spagnolo
Il prodotto interno lordo in Spagna ha questa composizione:
Settore primario (7%): I grossi investimenti e la meccanizzazione hanno portato il settore ad una crescita costante in breve tempo con un grande tasso di meccanizzazione. Non aiuta di certo la varietà del territorio spagnolo a volte non sempre idoneo alla coltivazione; la Meseta, altopiano al centro della penisola iberica, infatti varia da un clima arido e caldo ad uno freddo e secco e le risorse idriche spesso hanno bisogno di un intervento statale.
Le coltivazioni più importanti sono costituite da cereali, ortaggi, tabacco, cotone. Molto interessante la coltura delle viti (da cui si ricava un ottimo vino che da alcuni anni sta riscuotendo particolare consenso: è il terzo in ordine di importanza a livello mondiale) e quelle dell’ulivo (in competizione con il prodotto italiano per il predominio sul mercato), ma anche degli aranci fatti crescere nelle zone del sud sulle tipiche colline della campagna iberica. Molto importanti per l’economia ortofrutticola, le colture nell’Almeria, produttrice di frutta e verdura esportate in tutto il mondo.
Il settore primario però non investe solamente in piantagioni ma anche in allevamento di bestiame. In genere si allevano ovini (da cui si ricava la famosissima Lana Merinos ), bovini e suini. In Andalusia è di particolare rilevanza l’allevamento di tori da Corrida.
Anche quello della pesca è un settore particolarmente redditizio. Il mare che costeggia più del 70% dei territori spagnoli dà la possibilità ai pescatori di catturare acciughe, sardine, tonni…per un mercato molto produttivo, in tutto il periodo dell’anno.
Settore Secondario (29%): questo settore conta tutti i rami dell’industria: le risorse minerarie ne hanno favorito lo sviluppo. L’attività industriale in Spagna è un settore particolarmente rilevante; la siderurgia si colloca soprattutto nei Paesi Baschi, in Catalogna e nelle Asturie. Le grandi città invece sono specializzate soprattutto nei settori di Chimica, Petrolchimica ed Elettronica (Madrid), oppure nell’industria alimentare, tessile ed elettronica (Barcellona) e ancora nelle raffinerie petrolifere e nell’aereospaziale (Valencia e Cartagena). Da notare anche il reparto tessile e le calzature.
Settore Terziario (64%): il vero settore in espansione dell’economia spagnola è il settore terziario. Esso comprende in primis il turismo internazionale in crescita costante. Molto importante è anche il settore dedicato alla telecomunicazioni e alla tecnologia informatica, oltre che attività bancarie, assicurative e commerciali. Come non citare infine l’ormai famosissima catena di abbigliamento Zara, che sta aprendo milioni di negozi in tutto il globo.