I Paesi Baschi sono una regione della Spagna che si trova a nord a confine con la Francia, la Navarra, Roja, Castiglia e Cantambria.
In questa sezione del sito accenniamo solo brevemente alle caratteristiche fisiche e geografiche del territorio basco per dar maggior importanza ai fatti storici che hanno caratterizzato questa zona di Spagna.
La storia dei Paesi Baschi
Per ora accenniamo brevemente alla storia di questa singolare regione che conserva moltissime caratteristiche proprie come quelle della lingua (che oltretutto analizzeremo in un altro spazio dedicato).
Non conosciamo molto delle origini della popolazione basca. Sappiamo solo che molto probabilmente essa deriva da una parentela stretta con gli uomini di Cromagnon, abitanti dei Pirenei durante il periodo Neolitico. Altre ipotesi di parentela potrebbero esserci con gli Euskadi.
La cultura basca deriva da una mescolanza di più culture (francesi e spagnole), essendo sparpagliati in vari nuclei distinti ma comunque omogenei nelle tradizioni. Essi ebbero comunque moltissime influenze dai popoli indoeuropei che colonizzarono la regione spagnola, come quella dei Celti che occuparono la penisola intorno al IX secolo.
Durante il periodo di fioritura dell’impero romano anche le tribù dei Baschi vennero conquistate e venne fondata Pompaelo (in onore dell’imperatore Pompeo) una delle più antiche fondazioni che oggi continua a vivere con il nome di Pamplona. Nel periodo romano i Paesi Baschi si estendevano lungo la Guascogna, la Rioja, la Bureba e parte dell’Aragona; quando però il popolo romano si ritirò dalle regioni, i Baschi subirono gli attacchi dei popoli del nord come i Visigoti, i Franchi e i Vandali. Per fortuna tutti gli insediamenti barbari furono abbattuti anche grazie all’invasione musulmana che sembrò essere veramente inevitabile in tutta la penisola iberica.
Durante la dominazione araba, il popolo basco riuscì ad ottenere il primo ducato e nel 660 si elesse il primo duca basco. Il regno perdurò sino agli anni 1000 sotto la guida di Sancho il Grande (regnante di Pamplona) e poi continuò fino al 1800 suddiviso però in ulteriori 2 regni, Alava e Guipzukoa sotto la dominazione castigliana.
Dopo la Rivoluzione francese la libertà del popolo basco fu limitato dalla sete di conquista del popolo spagnolo e di quello francese: addirittura nel 21 luglio del 1876 fu inaugurata una legge che pretendeva che tutti i popoli nella regione iberica fossero considerati popolo spagnolo e nulla più. L’identità basca rischiava di cadere a pezzi distrutta dal predominio incontrastato della corona spagnola.
Le prime rivolte di carattere politico si ebbero nel 1859 quando Sabino Arana Goiri fondò il PNV, ovvero Partito Nazionalista Basco (Partido Nacionalista Vasco) sperando di avere voce in capitolo nelle questioni parlamentari. Il partito ebbe una grossa fortuna e ci fu subito una divisione netta tra l’ala moderata e l’ala indipendentista che non venne tollerata politicamente dal 1923 al 1930.
Nel 1933 finalmente si riuscì a votare per un referendum che avrebbe dato esito positivo a favore di una minima indipendenza (Statuto Autonomo) basca, a cui a capo si pose Josè Antonio Aguirre.
Purtroppo durante il brutto periodo della dittatura franchista, lo sprazzo di indipendenza che il popolo basco era riuscito ad ottenere, volò via con il vento e la dittatura vietò quindi qualsiasi tipo di propaganda nazionalistica estranea a quella spagnola. Durante la II guerra mondiale e la dittatura di Franco non si ebbero sommosse e il PNV non riuscì a manovrare un’azione rivoluzionaria.
Nel 1952 però fu fondato un altro partito di matrice anarchica; l’Egin (Agire) tentò più e più volte di collaborare con il PNV per ottenere un riconoscimento politico nei confronti delle nuove cariche di stato, ma quest’ultimo non si sporcò mai le mani, non accettando mai la collaborazione per questioni ideologiche di fondo. Così nel 1958 l’Egin cambiò il suo nome in Euskadi Ta Auskatasuna che in basco vuol dire Paese Basco e Libertà. Da quel momento nacque la famosissima ETA, gruppo politico che stava per cambiare le sorti della politica spagnola del ventesimo secolo.
L’ETA un gruppo politico che cambia le sorti della Spagna
Negli anni successivi alla sua istituzione l’ETA iniziò la sua attività non proprio moderata; i primi attentati furono contro le forze militari e politiche: le prime città ad essere nel mirino furono Bilbao, Vitoria e Santander. L’attentato più famoso fu quello del 1973, in cui venne assassinato Carrero Blanco, il capo del Governo nominato direttamente da Franco.
Dopo tutti gli attentati degli anni ’70, venne redatto il Coordinamento Patriottico Socialista (Alternativa Kas) che sanciva l’amnistia per i prigionieri baschi, il ritiro delle forze di polizia spagnole e un nuovo statuto d’autonomia che permetteva la sovranità basca e legalizzava la lingua. Successivamente nel 1978 venne votata anche la nuova costituzione spagnola che però relegava ancora una volta i diritti del popolo basco fuori dall’autodeterminazione.
Essendo intollerabile l’aria di guerriglia nelle strade spagnole, nel 1992 ci fu una sorta di accordo chiamato Elkarri che prevedeva alcune idee per risanare il dialogo tra il governo e i ribelli. L’unica collaborazione possibile però sembrò essere la repressione tanto che nel 1998 vennero chiusi il quotidiano Egin, la radio Egin Irratia, poi un quotidiano scritto esclusivamente nella lingua basca e anche il partito Batasuna che sembrava avere dei rapporti stretti con l’ETA.
Il Cessate del 2006
Lo statuto basco sembrava rimanere sempre lo stesso e l’indipendenza basca sembra tutt’ora una vaga speranza, anzi forse un’utopia. Nel 2006 finalmente la resa da parte dell’ETA che dichiara il Cessate il fuoco, sperando che le trattative politiche possano andare avanti in collaborazione con il nuovo governo di Zapatero senza il bisogno di attentati e morte. Tutto da quel giorno fece sperare che il terrore basco fosse finito, fino a quando il 30 dicembre 2006 fu fatta scoppiare un’autobomba nell’aeroporto di Madrid. Da quel giorno il Cessate il fuoco sembrò storia vecchia.
Le catture internazionali dei principali membri dell’ETA
Nel novembre 2008 viene catturato il presunto capo dei commandi ETA da cinque anni, secondo il governo spagnolo: “Txeroki” pseudonimo di Mikel Garikoitz Aspiazu Rubina. Il mese dopo è cattura in Francia il suo presunto successore Aitzol Iriondo e diverse altre persone vicine al gruppo. L’anno successivo sempre in Francia è catturato Jurdan Martitegi Lizaso il “gigante del comando Vizcaya” mentre si stava recando a un incontro con altri componenti dell’organizzazione. Pochi mesi più tardi a Burgos e a Maiorca avvengono altri due attentati.
Negli anni successivi vengono arrestati diversi altri componenti dell’organizzazione finché
il 10 gennaio 2011, l’ETA, ormai senza più attività da circa un anno e mezzo, non annuncia un cessate il fuoco da loro definito «permanente», «generale» e «verificabile dalla comunità internazionale».
Nel 2018 viene annunciato il definitivo scioglimento del gruppo e attraverso un comunicato pubblicato dal quotidiano basco Gara, è stata fatta ammenda ufficiale per le sofferenze e i quasi mille morti causati alla popolazione in 50 anni di lotta armata.
L’ultimo messaggio del 3 maggio 2018, recitato dalla voce di Josu Ternera pronunciava queste parole: «Abbiamo smantellato tutte le nostre strutture operative – dice Urrutikoetxea – ed è conclusa qualsiasi attività dell’ETA. Questa organizzazione non sarà più un attore che assuma posizioni politiche o promuova iniziative. Quest’ultima decisione vuole favorire una nuova fase storica. L’ETA nacque da questo popolo e ora in questo popolo si scioglie».